S. Tommaso comprende Marx. La verifica non materialistica della prassi in Felice Balbo

Balbo

Felice Balbo di Vinadio, discendente diretto di Cesare Balbo, nacque a Torino il 1° gennaio 1913. Al Liceo-Ginnasio D’Azeglio fu allievo di Augusto Monti, come Pavese, Mi­la, Bobbio. Co­me Bobbio si laureò sotto la guida di Gioele Solari, in giuri­sprudenza, presentando una tesi di filosofia del diritto su “Diritto e linguaggio”. Parte­cipò alla II Guerra Mondiale come sottufficiale tra gli alpini sciatori e ne riportò una salute indebolita. Nel 1941 iniziò a lavorare per la casa editrice Einaudi, dove conobbe Ce­sare Pavese e Giaime Pintor. Con Pintor si tra­sferì a Roma e prese parte al movimento antifascista. Fu tra gli artefici, insieme a Rodano, D’Amico, Ossicini, Se­bregondi, Motta, Barca, Tatò e altri, del Movimento dei Cattolici comunisti, del Movimento dei Lavoratori cristiani e della breve vita del Partito della Sinistra cristiana, sciolto nel 1945. In quell’anno Balbo si iscrisse al Partito Co­munista, rinnovando la tessera fino al 1950. Dal 1945 al 1950 fu a Torino, dirigendo insieme a Bobbio la “Bi­blioteca di cultura filosofica” di Einaudi. Partecipò alla fondazione delle riviste “Terza genera­zione”, insieme a Scassel­lati, Ciccardini, Motta, Sobrero, Pavese, e “Cultura e Realtà”. Tornato a Roma nel 1950, ottenne la libera docenza di filosofia morale nella Facoltà di magistero (1956). Già nel 1953 aveva firmato insieme ad altri una dichiarazione pubblica di obbedienza alla Chiesa cattolica. Entrò all’IRI alla fine degli anni ’50 per occuparsi della for­mazione dei quadri dirigenti, diventando direttore del Centro per lo studio delle funzioni direttive aziendali. Morì il 3 febbraio 1964. Noto per essere stato uno dei teorici del cattolicesimo co­munista, Felice Balbo ebbe una formazione e dei riferimenti lon­tani dall’immanentismo della ‘ragione laica e progres­siva’. Il suo interesse per il marxismo fu sempre interno a una filosofia dell’essere, per la quale l’ordine del mondo non è co­struito ma ci è dato. Il problema cui Balbo rispose fu quello dell’aristo­telismo tomista di fronte alla modernità: si trattava di mostrare che la filosofia dell’essere non costituisce un sistema ri­gido di formule che la condanna al passato, ma può rendere ra­gione del movimento e della vita storica. Perciò i compagni di strada con cui Balbo dialoga, pur nella diversità, sono soprat­tutto Mazzan­tini e Del Noce. Nella proble­matica che condivide con essi, Balbo crede di poter trovare l’aggancio storico e dina­mico dei princìpi intelligibili dell’essere non già nella nozione di virtualità (Mazzantini), né mostrando co­me la filosofia dell’essere sia in grado di ‘comprendere’ la storia (Del Noce), bensì nel marxismo, maestro dell’efficacia storica del pensiero. Marx insegna che il pensiero è prassi, è un lavoro, una produzione che ha un’ef­ficacia sulle cose, come una macchina. L’errore di Marx consiste nel trasfor­mare la traduzione del pensiero nella prassi in una riduzione totale: perciò la prassi storica del marxismo è divenuta dogma­tica – una formula da applicare solamente, non essendovi spazio per un margine critico che trascenda la prassi. Quel margine cri­tico è invece offerto dall’ordine dell’essere, che appella la nostra prassi: esso è infatti il termine di realizzazione, l’ordine delle cose nel quale ci inseriamo con il lavoro. L’interesse di Balbo per Marx è stato metafisico, non politico. La questione del lavoro non riduce l’uomo all’insieme dei rap­porti di produzione, come premessa al superamento rivoluzionario dell’alienazione. La centralità della questione del lavoro è per Balbo la centralità metafisica della collocazione del sin­golo nell’ordine del­l’essere, per l’integrazione e la solidarietà. La concretezza marxista del lavoro è ‘compresa’ dalla metafisica tomista dell’esistenza. Le opere pubblicate da Balbo sono L’uomo senza miti (1945); Il labo­ratorio dell’uomo (1946); Idee per una filosofia dello sviluppo umano (1962); è postumo Essere e progresso (1966), compreso nel­la raccolta pressoché completa degli scritti: Opere 1945-1964. E’ stato pubblicato anche un corso universitario: Lezioni di etica (1988).

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