Dall’euforia per Terra Madre: “Torino capitale del cibo”

Torino capitale del cibo. Sì, ma con il punto interrogativo. «Una città come Torino, in qualsiasi altro paese d’Europa, sarebbe una capitale del cibo. Ma in Italia l’assegnazione di un titolo del genere è delicata perché molte città fanno del cibo un baluardo». È con questa premessa che Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, ha aperto la conferenza Torino capitale del cibo per fare il punto sul Terzo piano strategico per Torino metropoli 2025. Piero Sardo ha evidenziato i punti di forza della città: dal caffè di grandi e piccole torrefazioni al cioccolato, dal gelato ai bar storici. «Ma c’è anche qualche problema – ha aggiunto – esiste, ad esempio, una buona ristorazione di medio livello, ma manca una ristorazione attrattiva, capace di motivare il viaggio per chi arriva da fuori». Il presidente della Fondazione per la Biodiversità ha poi offerto tre consigli: far nascere una Food Commission che, come la Film Commission ha fatto in campo cinematografico, lavori nello specifico sulla qualità diffusa, per tutti; creare un Atlante del cibo locale e integrare le politiche alimentari di Torino con quelle dell’hinterland. Al professor Egidio Dansero dell’Università di Torino è toccato il compito di fornire un ritratto della situazione del cibo a Torino oggi. Una fotografia ricca di dati: «Ogni giorno a Torino ci sono 49 mercati rionali con 1527 banchi alimentari e si contano 371 aziende agricole che li servono. In città sono aperti 4088 esercizi di somministrazione alimenti che hanno contribuito a modificare il volto di molti quartieri», ha detto proponendo un vero e proprio «tavolo di lavoro per pianificare le strategie urbane del cibo, come avviene per i trasporti pubblici, i servizi alla persona o lo sviluppo urbanistico della città».   Andrea Martina della cooperativa Frutto Permesso di Bibiana ha offerto una testimonianza diretta del rapporto proficuo tra città e campagna che si può e si deve instaurare tra produttori che vanno in città per presentare la loro offerta e consumatori che si spostano verso i luoghi di produzione. Dal giornalista Luca Iaccarino, invece, è arrivata la richiesta di potenziare le infrastrutture per accogliere sempre più turisti e visitatori provenienti da fuori regione. Le conclusioni del dibattito, moderato dal giornalista Sergio Miravalle, sono state affidate al sindaco Piero Fassino: «La città di Torino è cambiata moltissimo negli ultimi decenni – ha detto il primo cittadino intervenendo al Lingotto– e questo luogo ne è un simbolo: il primo stabilimento fordista nel nostro paese, emblema della città produttiva e manifatturiera che per un secolo è stata capitale industriale dell’Italia. La deindustrializzazione ha mutato gli scenari ma Torino ha saputo tenersi alla larga dal declino, ha elaborato il lutto, superato la nostalgia, specializzandosi senza rinunciare a essere una città industriale. E poi sono arrivati tanti investimenti sul sapere, sulla conoscenza, sulla ricerca e sulla cultura come fattore costitutivo di un modello di sviluppo. Oggi abbiamo iniziative culturali di alto livello ogni settimana. Il Salone del Gusto e Terra Madre porta qui prodotti che sono espressione di culture, di storie, di territori che incontrano la grande produzione agroalimentare piemontese.  Il cibo è parte di questa trasformazione di Torino che continua a crescere. Le condizioni per fare di Torino una capitale del cibo ci sono: bisogna lavorare sulla promozione e sulla comunicazione».

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