Di Massimiliano Borgia
Il medico nutrizionista Andrea Pezzana, uno dei clinici con maggiore esperienza di nutrizione e benessere e di cibo e salute, sarà la figura “scientifica” che parlerà insieme ai due filosofi nel dibattito sulla longevità e il cibo giovedì 26 ottobre.
Pezzana si è occupato molto di cibo e terza età e di salute alimentare cercando sempre di dare importanza anche agli aspetti psicologici del benessere, anche in fase di cura ospedaliera, oltre che a quelli puramente dietetici e nutrizionali.
L’esperienza di Pezzana sarà preziosa per comprendere fino a che punto la nutraceutica, con il mondo degli integratori e la dietetica, con le diete antiaging, possono davvero illuderci di allungarci la vita.
«In realtà – propone Pezzana – anche se le persone sono più consapevoli del ruolo crescente del cibo nel generare salute o malattia, le scelte consapevoli sono difficili per interferenze di vario tipo: la disponibilità economica (o meglio la ridotta percentuale di reddito familiare destinata al cibo) condiziona a volte la scelta di prodotti qualitativamente scarsi; il cibo industriale fortemente trasformato e ricco in sale, zuccheri e grassi poco salutari è mediamente a basso costo e alta palatabilità, interferendo in modo sleale con i percorsi
di sensibilizzazione al rapporto cibo-salute».
Ma l‘alimentazione può davvero influire sulla longevità?
«Ci sono evidenze scientifiche forti dell’influenza degli stili di vita sulla longevità, soprattutto quando questi vantaggi si intersecano con un vantaggio genetico riscontrabile in alcune aree geografiche ben note (“blue zones”, tra cui l’Ogliastra in Sardegna) in cui un mix di aspetti sociali, stili di consumo, livelli di attività fisica, clima, portano a risultati significativamente diversi dal resto del pianeta. Dal punto di vista alimentare non si può semplificare troppo per rischiare la banalizzazione, ma i cardini sembrano essere un’alimentazione tendenzialmente vegetariana (non in modo rigoroso), basata su prodotti freschi e locali, morigerata nell’apporto calorico».
Lei ha promosso la “piramide alimentare piemontese” fa stare meglio la mente e allunga la vita?
«Le piramidi alimentari sono un modo per riprodurre pittograficamente uno stile di varietà e moderazione, aiutando a privilegiare gli alimenti utili e utilizzando preferibilmente cibi locali. Non una peculiarità della nostra piramide piemontese, ma solo un adattamento di principi generali alla realtà locale, puntando sulla massimizzazione degli rapporti di elementi protettivi e riducendo l’interferenza di cibi potenzialmente dannosi».
Qual è la migliore dieta per la Terza Età?
«Il rischio di perdita di autonomia e di malnutrizione nella terza età deve ispirare l’alimentazione più dei principi preventivi generali, che invece ci devono indirizzare nelle decadi precedenti. Le più recenti linee guida puntano su un adeguato apporto di alimenti proteici per combattere la fisiologica “sarcopenia” (perdita di massa muscolare) che può minare l’autosufficienza dell’anziano».