Dopo Abbagnano, ricordiamo la figura di Bobbio, in questa breve rassegna dei maestri della filosofia torinese.
Proprio i filosofi torinesi disegnano lo sfondo della iniziativa di Pensare il cibo del 6, 7 e 8 novembre prossimi.
Nato a Torino il 18 ottobre 1909, Norberto Bobbio nella sua città si è laureato in filosofia del diritto, sotto la guida di Gioele Solari.
Prima della guerra si è occupato delle fonti extrastatuali del diritto, di questioni di argomentazione giuridica e delle contemporanee teorie del diritto in Germania.
Dopo aver insegnato in diverse Università italiane, nel 1948 ritorna a Torino sulla cattedra di Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza.
Bobbio aderisce all’indirizzo neorazionalista, dirigendo insieme ad Abbagnano la “Rivista di Filosofia” e condividendo con lui e con Geymonat l’attività nel Centro di Studi Metodologici di Torino.
Il programma era di dar credito a un pensiero costruttivo, che dialogasse con la scienza mutuandone i metodi controllati e l’applicazione a contesti specifici.
Negli anni ’50 il programma di un rinnovato criticismo si unisce in Bobbio a una sopravvenuta sfiducia nelle possibilità della filosofia post-hegeliana.
Il suo programma di opposizione a ogni fondazione trascendente dell’essere dell’uomo si indirizza quindi a studi di teoria generale del diritto, secondo l’impostazione formale del neopositivismo: le leggi sono valide indipendentemente dal fatto che siano giuste o ingiuste.
Le questioni circa il contenuto e la finalità delle norme non vengono tuttavia tralasciate: Bobbio cerca di recuperarle all’interno di un approccio positivo e analitico.
Il fatto del diritto riguarda la sua effettività, che non registra solamente la diffusione di fatto dell’obbedienza alle sue regole; l’effettività è consenso, cioè libertà, convivenza e forza vincolante. Bobbio ritrova nel consenso, lungo una via filosofica, i temi politici che hanno contraddistinto la sua figura pubblica sin dagli anni ’50, i quali raramente vengono connessi alla sua elaborazione teorica.
La tradizione gobettiana di un socialismo liberale, proseguita nel movimento di Giustizia e libertà e nel Partito d’Azione durante la guerra, è stata rinnovata da Bobbio in un contesto politico e filosofico molto diverso, nell’Italia del dopoguerra.
In riconoscimento di questa funzione politica Bobbio è stato nominato senatore a vita nel 1984 da Sandro Pertini.
Le sue opere principali (molte raccolgono saggi scritti in anni precedenti): La filosofia del decadentismo (1944); Teoria della norma giuridica (1958); Teoria dell’ordinamento giuridico (1960); Giusnaturalismo e positivismo giuridico (1964); Dalla struttura alla funzione (1977); Diritto e potere. Saggi su Kelsen (1992); Politica e cultura (1955); Da Hobbes a Marx (1965); Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo (1971); La teoria delle forme di governo (1976); Studi hegeliani (1981); Il futuro della democrazia (1984); Thomas Hobbes (1989); L’età dei diritti (1990).