Givone, ” Il cibo aiuta a scacciare l’idea della morte”

Di Massimiliano Borgia

Sergio Givone, uno dei maggiori filosofi contemporanei, insegna estetica all’Università di Firenze ma nella sua poliedrica attività di ricerca ha indagato anche il senso del Nulla che è premessa della nostra esistenza mortale, destinata (nella visione non religiosa) a terminare, appunto, nel Nulla. Proprio l’accettazione di questa ineluttabilità della fine nel Nulla è premessa per vivere la pienezza della vita, di considerarla bene prezioso a cui partecipare ogni giorno con ricchezza. Ma se ha ragione la filosofia di Givone allora perché abbiamo paura del nulla e nello stesso tempo siamo sempre più nichilisti nella vita: non vogliamo aderire a nessuna idea del futuro e a nessuna idea di esistenza. Viviamo alla giornata cercando l’edonismo in ogni istante. Ma può resistere a lungo un’idea di vita nel hic et nunc, nella contraddizione esistenziale che ha paura del nulla e ma non riempie il vuoto? «In realtà il Nichilismo è una forma di esorcismo nei confronti del Nulla – precisa Givone – Il nichilismo corteggia il nulla, lo blandisce, lo considera una specie di conditio sine qua non del piacere, nel senso che le cose piacevoli sono quelle destinate a finire, così come quelle amabili sono in rapporto con la morte. E questo cosa vuol dire? Che il Nulla è una buona cosa? E che dobbiamo fare l’elogio del Nulla? Per il Nichilismo sì. Ma con ciò il Nichilismo dimostra di non prendere affatto sul serio il Nulla. Anzi, di non sapere proprio che cosa sia».

Allora si può conciliare l’idea di vita con l’inevitabilità della morte?

«Non si tratta tanto di conciliare due realtà opposte, ma di riconoscere il profondo legame che tiene indissolubilmente unite l’una e l’altra. Più si osa guardare alla morte e alla sua inevitabilità, e più la vita appare preziosa nella sua fragilità, magnifica nella sua caducità, immensa nella sua pochezza». Perché proprio nel cibo riponiamo molta della nostra rimozione della morte? «In realtà il cibo per un verso aiuta a scacciare l’idea della morte, per l’altro è un formidabile memento mori. Chi non ricorda il film di Ferreri La grande abbuffata? Se però è vero, com’è vero, che il memento mori è un pensiero stimolante ed energetico, allora non stupisce che la consapevolezza di dover morire aiuti a vivere bene. A vivere e a… mangiar bene».

Si può vivere una vita piena e sana (quindi ben vissuta) anche attraverso il cibo? «A tavola non si invecchia, dice il proverbio, ma forse sarebbe più giusto dire: a tavola si invecchia come altrove, ma si invecchia un po’ meglio che altrove. Invece i fanatici delle diete sono convinti che per conquistare l’eterna giovinezza si debba rifuggire dal cibo e dai piaceri della tavola. Ma il cibo è vita; non c’è modo più sensato di dire sì alla vita che dire sì al buon cibo. Chi non vede che apprezzare e godere di ciò che la tavola ci offre è segno di buona salute? I fanatici delle diete. E mal gliene incoglie».

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